Che sono le radici che s’avvinghiano, che rami crescono da queste pietrose rovine? Figlio dell’uomo. Tu non puoi dirlo, né indovinarlo, perché conosci soltanto un mucchio di immagini frante

T.S.Eliot

La terra è la protagonista. Una “terra matta” dove uomini e donne – goffi e disorientati, oggetti animati in guerra tra loro e animali umanizzati, sbigottiti dai comportamenti umani – tingono la scena con dialoghi surreali e tragicomici. Una terra dimenticata, sconnessa, deturpata, sfruttata, che compare fisicamente sulla scena dalle pentole che vengono svuotate, e che viene versata sulla stoffa bianca. Le mani degli attori la modelleranno fino a formare un’ultima immagine, la sagoma di un piccolo uomo, che rimane come un bassorilievo, una creatura scura a cavallo tra la vita e la morte, che resta in scena. Quest’ultimo gesto vuole evocare un desiderio, quello dell’uomo di tornare, immergendone le mani con antica familiarità, ad essere anch’esso “terra”.

CREDITI
testi di Giulia Sara Borghi e Stefania Buraschi
poesie di Giada Fossà e versi da “The Waste Land” di T.S. Eliot
con Laura Angelone, Giada Fossà, Flavia Marchionni, Alessandro Pozza
regia e scene di Luca Bellè e Giada Fossà
una produzione Chorós teatro 



Di terra e di radici

(2022)