Al momento stai visualizzando Di terra e di radici

La terra è la protagonista. Una “terra matta” dove uomini e donne goffi e disorientati, oggetti animati in guerra tra loro e animali umanizzati, sbigottiti dai comportamenti umani, tingono la scena con dialoghi surreali e tragicomici, mettendo in luce le contraddizioni dei tentativi, a volte disperati, che la nostra società contemporanea manifesta nel cercare di recuperare il rapporto armonico, perduto, con il pianeta che ci ospita.

Una “terra matta” dove le parole degli arrabbiati, folli, disperati, ridicoli personaggi, che non sono altro che buffe caricature di comportamenti nei quali ognuno può, a tratti, rispecchiarsi, sono interrotte da aneliti alti e dalle visioni lucide e autorevoli di alcuni versi poetici e da brani tratti dalla “The Waste Land” di T.S. Eliot.

Una terra dimenticata, sconnessa, deturpata, sfruttata, che compare fisicamente sulla scena dalle pentole che vengono svuotate, e che viene versata sulla stoffa bianca. Le mani degli attori la modelleranno fino a formare un’ultima immagine, la sagoma di un piccolo uomo, che rimane come un bassorilievo, una creatura scura a cavallo tra la vita e la morte, che resta in scena. Quest’ultimo gesto vuole evocare un desiderio, quello dell’uomo di tornare, immergendone le mani con antica familiarità, ad essere anch’esso “terra”.

NOTE di REGIA

Quattro attori si muovono sulla scena alternando diversi quadri, momenti di lettura a leggio, con movimenti scenici. La scarna scenografia composta da tre pentole, un contenitore di latta, un pezzo di stoffa bianca e della terra, si muove in sinergia con l’azione scenica. Questi elementi, che anche il minimale gioco di luci contribuisce ad esaltare nei particolari, vengono spostati, battuti, spinti, svuotati. Contengono terra, che viene tirata fuori, lasciata cadere, modellata dalle mani.

CREDITI

testi di Giulia Sara Borghi e Stefania Buraschi
poesie di Giada Fossà e versi da “The Waste Land” di T.S. Eliot
con Laura Angelone, Giada Fossà, Flavia Marchionni, Alessandro Pozza
regia e scene di Luca Bellè e Giada Fossà